domenica 8 giugno 2014

Italia, Paese malato. Non si salva più neanche con le staminali

 Adesso il problema non è più soltanto quello di una nazione che disconosce la ricerca scientifica. Né quello di un sistema impazzito, grazie alla sciagurata riforma del titolo quinto della Costituzione, col conseguente federalismo sanitario. E nemmeno possiamo prendercela più solo con le Iene e con la cattiva informazione. Qui è in gioco la giustizia di questo Paese. La sua sopravvivenza democratica.

 Se un medico sotto processo per associazione a delinquere finalizzata alla truffa viene autorizzato a somministrare ad un bambino gravemente malato un intruglio di cui nessuno conosce la composizione. Se questo medico si presenta in un ospedale pubblico e fa lui stesso la puntura a quel bambino, nonostante la presa di distanza di tutti i medici e della direzione dell'ospedale. Se il parere di un giudice del lavoro, che non risulta essersi avvalso di nessuna perizia medica se non di quella dello stesso dottore inquisito (di cui, per inciso, dice di non sapere che fosse sotto processo) vale di più di quello dell'agenzia nazionale del farmaco e di tutta la comunità scientifica mondiale. Se tutti questi "se", che purtroppo sono la cruda realtà, si verificano tutti insieme, allora c'è da aver paura. Per noi, per i nostri figli e per il futuro di questa povera Italia.

Forse esagera, Elena Cattaneo, quando dice che ieri, a Brescia, è morto lo Stato italiano. Morto no, ma di sicuro gravemente malato. E temo che a questo punto non riuscirà a salvarlo neanche una potente infusione di cellule staminali mesenchimali.

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