lunedì 10 febbraio 2014

Stamina, la mia storia - 6) Presa Diretta

Come costruire un’ora e mezzo di programma sulla storia di Vannoni e soci? Il quadro dei fatti lo avevo abbastanza chiaro, per aver seguito la vicenda dall’inizio. Ma all’epoca – eravamo ad ottobre – i punti oscuri erano ancora molti. Grazie alle Iene si conoscevano bene le storie di alcuni bambini malati i cui genitori si battevano per avere la terapia a base di cellule staminali mesenchimali. Si sapeva cosa ne pensasse la comunità scientifica, che aveva trovato spazio più che altro nella carta stampata, oltre che nelle riviste internazionali del settore. Si cominciava anche a conoscere la storia di Davide Vannoni, della sua emiparesi facciale, del suo viaggio in Ucraina, delle prime terapie vendute a Torino e somministrate a San Marino, del passaggio a Trieste, grazie al dottor Marino Andolina e dello “sbarco” a Brescia, dove nonostante lo stop dell’Agenzia del farmaco (Aifa) si continuava a somministrare la terapia in una trentina di casi perché così avevano stabilito alcuni giudici del lavoro.

Ancora tutti da scrivere, invece, erano i retroscena della vicenda. Chi c’era dietro Vannoni e Andolina? Come aveva fatto Stamina ad entrare negli ospedali di Trieste e Brescia? E dal punto di vista scientifico si continuava a non conoscere la composizione della cura miracolosa, che secondo i suoi ideatori era in grado di curare (nei primi mesi della “campagna promozionale”) o di portare miglioramenti (nelle ultime settimane) a migliaia di persone affette da una cinquantina di malattie diverse.

Con Iacona e Liza Boschin, la giovane giornalista a cui era stata affidata la puntata, decidiamo di dividere il tema in tre macro capitoli: la malattia, la scienza e la storia di Stamina. L’obiettivo, semplicemente, era quello di fare chiarezza. Di andare oltre le strumentalizzazioni emotive, di capire e far capire dando voce a tutti: ai malati, pro e contro Stamina, agli scienziati, ai medici, agli scienziati, ai politici.

“Tra i bambini malati e gli scienziati non c’è partita” mi aveva detto un amico autore televisivo “vinceranno sempre i bambini malati”. Ma io ero convinto che raccontando la storia per bene sarebbe venuta fuori la verità. E Presadiretta era il programma giusto per dimostrarlo. Così siamo partiti. Torino, Trieste, Brescia, San Marino, Roma, Milano. Abbiamo tracciato sulla cartina dell’Italia i passaggi della “banda Vannoni” e siamo andati ad incontrare i protagonisti della storia. Avevamo pensato anche di fare una puntata in Ucraina, a vedere la clinica delle staminali in cui Vannoni aveva avuto “l’illuminazione”. Ma ci si è messa di mezzo la rivoluzione e abbiamo lasciato perdere. Il timing prevedeva di chiudere con le riprese entro metà di dicembre per poi riuscire a montare tutto entro i primi di gennaio ed essere pronti ad andare in onda nella prima puntata, il 6 gennaio, nel caso Guariniello avesse chiuso in quei giorni l’indagine giudiziaria.

Una tempistica perfetta, non fosse stato per le notizie che avevano cominciato a uscire, ogni giorno, sulla stampa nazionale e locale e che ci imponevano di rimettere continuamente in discussione la scaletta della puntata e di adeguare i contenuti ai fatti nuovi, che nel frattempo stavano venendo fuori. Le manifestazioni choc dei pro-Stamina, che si dissanguavano e schizzavano di sangue le foto di Napolitano, Letta e Lorenzin. Le sentenze dei giudici, le aperture a Stamina di alcune regioni, la bocciatura della Commissione Lorenzin, la composizione della nuova commissione, i familiari dei malati che mostravano i video con i miglioramenti dei bambini trattati, le prime indiscrezioni che filtravano dalla procura di Torino, i malati che denunciavano di aver pagato decine di migliaia di euro. La nostra puntata era diventata una vera e propria tela di Penelope e noi tre passavamo le giornate al montaggio, con un occhio su agenzie e giornali, un altro su Facebook, i telefoni roventi e gli operatori pronti ad uscire per andare a riprendere qualcosa di nuovo.

Finalmente arriva il 13 gennaio, il giorno della diretta. Si parte alle 21.08, ma cominciamo con sei minuti di ritardo. Iacona decide cosa tagliare e il programma non risente affatto del taglio. Mentre lui conduce la puntata con mestiere e grande bravura, Liza, elegantissima, si prepara per l’ingresso in studio. Io sono al computer, a tener d’occhio le agenzie, le email e i social network. Trovo anche il modo di commuovermi, guardando i video delle mamme dei bambini con la Sma, persone con cui ho condiviso tanti momenti, nel passato. Che il programma stia interessando il pubblico lo capisco da quello che leggo su Twitter. Un diluvio di messaggi di persone che si dicono scandalizzate per quello che stanno vedendo. Via email, invece, prosegue il flusso di attacchi dei pro-Stamina, che era cominciato una settimana prima, non appena era stata annunciata la puntata. Su Facebook invece c’è un sostanziale pareggio. Tra i messaggi ricordo quello di una scienziata italiana, che lavora a Pittsburgh: “Questa sera voi non avete parlato solo del vuoto di Stamina, ma avete ridato dignità alla parola ricerca.

Il giorno dopo si guardano gli ascolti (quasi 8 per cento, un risultato ottimo per Presa Diretta) e si ricevono complimenti e critiche. Mi arriva la telefonata del rappresentante di un’associazione che da tempo si era schierata con Stamina, che si lamenta perché, a suo dire, il programma non aveva dato spazio a tutte le voci dei pazienti. Gli ribatto che le avevamo fatte parlare eccome, le famiglie. Che una eravamo andati a trovarla a casa, mentre altri genitori li avevamo ripresi durante una conferenza stampa a Roma. Lui insiste, dice di aver saputo che prima della trasmissione io mi ero messo in contatto con i genitori di un bambino malato su cui – a detta loro – la terapia stava funzionando e che avevo parlato anche con un medico che testimoniava gli effetti sorprendenti delle staminali sullo stesso bambino. Tutto vero, ma spiego che anche a quel medico avevamo dato parola. Poi mi accorgo che è inutile sperare di convincerlo. Che ormai siamo in guerra e le posizioni sono troppo inasprite per provare ad instaurare un dialogo civile. Siamo nei giorni della controffensiva mediatica. Tutti (o quasi) i giornali e le tv attaccano Vannoni. Persino le Iene prendono le distanze da lui, arrivando a scusarsi con chi, assistendo ai loro servizi, si fosse convinto che Stamina funzionava davvero.

Questo post è tratto in parte da un articolo da me scritto per Vita.it (http://www.vita.it/welfare/salute/stamina-cos-nata-la-trasmissione-verit-di-iacona.html)

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