giovedì 20 febbraio 2014

I belli della diretta (Beppe Grillo e qualcun altro)

Il momento è solenne. Dovrebbe esserlo. Si parla di cose importanti, che riguardano la vita della gente. Le aspettative sono alte, perché il capelluto protagonista è molto popolare e quello che promette può veramente cambiare il corso dell’esistenza di tante persone. E poi, non se ne può più dei burocrati della politica che pensano solo al loro tornaconto, di istituzioni ciniche, di lobby potenti. E’ arrivato il momento che i cittadini si riprendano quello che è stato loro tolto. Che finalmente i diritti vengano esercitati.

Poi si accende la telecamera e parte la diretta. Com’è bravo, il “guru”, a monopolizzare la scena. Di argomenti, di contenuti, neanche la traccia. Quel che conta è contrapporsi al vecchio, al potere. Qualche slogan, poche parole chiave pensate apposta per lavorare a livello subliminale sull’inconscio degli spettatori. L’interlocutore è ridotto al silenzio. Prova a dire la sua, a stabilire un contatto. Capisce che deve smarcarsi, deve fare qualcosa per uscire dal ruolo che l’altro gli sta cucendo addosso. Quello dell’amico dei potenti, del difensore dello status quo. Vorrebbe replicare, dire che anche lui è vicino alla gente. Che è proprio per loro che sta lavorando. Ma non ci riesce.

Pochi minuti di confronto a senso unico, poi una forzata stretta di mano, la telecamera si spegne e ognuno va per la sua strada. All’uscita dal Palazzo, il “profeta” viene portato in trionfo dai suoi fan. “E’ stato grande professor Vannoni! Li ha davvero distrutti”.

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